lunedì 31 dicembre 2018

Francesco Dalessandro


UN GIORNO DI PIOGGIA


I Prima della pioggia

                                                     

Nuvole grasse nere
concludono l’azzurro.
In cucina una mosca
superstite ronza.

A un angolo del vetro
una rondine appare pigro dardo
fuggente il rombo alle sue spalle. L’aria
ne trema – e il silenzio

che indicibile affina
l’ansia... Finché improvviso
ai vetri erompe
lo scroscio.


II Mentre piove

                                                      

Adesso giù acqua che spazzi
l’ozio e l’affanno e levighi la pena
insolente del cuore!
M’accosto ai vetri, spio

fin dove lo sguardo
miope consente colli e campi prati
alberi e ogni altra cosa che la pioggia
inzuppa con monotona indolenza.

Sulla strada nessuno
sosta o passa. Dai tetti
qualche camino fuma.
Tra poco è sera.

Viene gente, la stanza
suona di voci, non
piove più.


III Dopo la pioggia

                                                     

Cala una sera torva senza voli.
L’aria è torbida e fredda. Accendiamo
il fuoco. Un fumo acre
si spande, brucia gli occhi.

Fra tante voci tante
parole oziose tanta
noia, non so più in cosa
consista la vita.

                             Fosse
quella mosca scampata
all’eccidio serale che continua
a ronzare nel vuoto…


IV Notte, ad ora tarda

                                                    

Orione il Carro
Venere e le altre stelle.
Il grillo suona sempre
uno stesso motivo.

Un cane abbaia.
Il campanile rintocca,
come il cuore.
Nei lunghi quarti, io solo

fumo insonne la notte.
Io solo ascolto
la sua musica. Dorme
anche la mosca pazza.


V Alba 
                                                     
Scarti, come di ruote d’ingranaggio
che qualche grano inceppa,
questi che sento: un’ansia
repentina e dolente, assidua pena

che tutto lede e non si placa.
Come, come aver pace?
E in quale intento
vano, in cosa aver fede?

(1983, inedita)


venerdì 28 dicembre 2018

Annalisa Comes

COME SONO PIGRA CUSTODE

Come sono pigra custode
di corti pomeriggi incatramati.
Parente più stretta - mi dico -
di me segreta.

Tanto segreta che quando chiama
lei io non rispondo e tanto
guardo in giro che non la vedo.

Oh me infelice, o quale
creatura inebetita
appesa giusto là in cima -
sulla sua chioma non crinita.

da Alberi a fronte, Coazinzola Press, 2018

mercoledì 26 dicembre 2018

Alessandro Ricci


UNA SERA D’INVERNO


Una sera d’inverno Gaio Valerio
Catullo aveva finito di scrivere
in perfetti falèci di Acme
e Settimio, il carme dolcissimo
sull’amore eterno.

La nebbia sul Garda aveva
sbiancato il pelo dell’acqua
fra la riva e le barche,
per tutto il giorno.

Quella mattina, per la seconda
volta, aveva sputato sangue.
Ricordò nitidamente il volto
di Lesbia, gli sorrise.

Da L'editto finale, Il Labirinto 2014


lunedì 24 dicembre 2018

David Pujante


HIC ABUNDANT LEONES


I

I cartografi antichi,
disegnando le mappe della terra,
nelle regioni alte,
sulle ignote pianure inesplorate,
mettevano una frase:
“Hic abundant leones”.


II

Col passare degli anni
quando la vita con tratto deciso
cancella il nostro tempo di riserva
e la maturità ci rende inclini
a un finale di nostalgie inguaribili
e contro un’agonia di sterili bilanci,
per i vicoli oscuri dove siamo condotti,
la frontiera impalpabile di questo lato d’ombre,
non restano che frasi come quella
dei cartografi medievali:
“Hic abundant leones”.


III

Di formule così,
noi, gli umani, nutriamo la poesia;
la poesia, cioè niente di diverso
dell’offrire al linguaggio
la fragile occasione
di esprimersi su quello che ignoriamo.

“Hic abundant leones”
potrebbe essere anche
uno degli esorcismi che fondano la vita.

Perché cos’è poesia? e cos’è la vita?
Dire quel che ignoriamo,
sentire l’inspiegabile,
popolare il mistero di leoni.



Traduzione di Francesco Dalessandro

da La isla, Pre-textos Poesia, 2002

venerdì 21 dicembre 2018

Fabio Ciriachi


E QUANDO DICE HO AMATO

E quando dice ho amato sembra quasi
che si ricordi cosa comportava
era una donna il genere umano
col tempo aveva visi differenti
ma si spendeva tutto per lei sola
sempre con soluzioni inconcludenti
e intorno s'intonavano peana
per quell'ossimoro "amore eterno"
il suo passava o lui passava in lei
come per invisibile sostanza
ma i sospirati pianti erano veri
anche i graffi di quando afferri e manchi
e poi l'inimicizia il malapena
quegli zimbelli in pubbliche risate
mia moglie mio marito una catena
fin troppo umana di empietà private.


(inedita)

mercoledì 19 dicembre 2018

Luigi Cannone

DEPOSTA OGNI CERTEZZA

Deposta ogni certezza sulla scena,
liberato il volto da ogni inganno
lieve il mio salire,
seguire di luce e grande amore.
Ora, nel solco dritto che ho tracciato
è l'anima che guarda e ascolta dar chiasso all'anima che tiene,
incagliata ad un qualcosa, forse a nulla.

da La resa, puntoacapo Editrice, 2014

lunedì 17 dicembre 2018

Annalisa Comes

DA QUALCHE PARTE

Che inganno i germogli
viola di giuda
sembrano gridare al cielo
cercando patria e sole.

Aspettano pazienti
ogni giorno un pezzetto
di clemenza.

Li perdo e li ritrovo
di stagione in stagione.

da Alberi a fronte, Coazinzola Press, 2018

venerdì 14 dicembre 2018

Luigi Picchi


OCTAVIUS
Per Valeria

*

Olea fragrans il profumo
del tuo candore, Valeria.

Api le tue parole.

*

Le tue meraviglie, Roma,
non valgono
i sorrisi e gli sguardi
di Valeria.

*

Maledetta neve!
M’impedisci
di vedere colei
che di te è più candida.

*
Non m’interessano le vostre cime,
Alpi, dove posano il piede solo gli dei.

Mi bastano questo pergolato, la sua ombra,
il laborioso ronzio delle api e questo epigramma
per Valeria.

*

Il tuo viso, Valeria,
è avorio nel gioco
della lucerna
e a me non resta
che scrivere un epigramma
alla tua malinconia.

da Antiqua lux, Moretti & Vitali, 2018

mercoledì 12 dicembre 2018

Vicente Huidobro

ARTE POETICA

Che il verso sia come una chiave
Che apre mille porte.
Cade una foglia, qualcosa passa in volo;
Quanto vedono gli occhi sia creato,
E l’anima di chi ascolta resti a tremare.

Inventa nuovi mondi e cura la parola;
L’aggettivo, quando non dà vita, uccide.

Siamo nel ciclo dei nervi.
Il muscolo pende,
Come un ricordo, nei musei;
Ma non per questo abbiamo meno forza;
Il vero vigore
Risiede nella testa:

Perché cantate la rosa, oh Poeti!
Fatela fiorire nella poesia.

Solo per noi
Esistono tutte le cose sotto il Sole.

Il poeta è un piccolo Dio.

Traduzione di Gabriele Morelli




lunedì 10 dicembre 2018

Edoardo Ferri


SE RACCONTI LO SPAZIO

Se racconti lo spazio
le menti in festa
trascorrono anni luce
nella visione obliqua
di raggi e riflessi e
stelle che non cadono,
ma squarciano mondi
sconosciuti e vasti;

quando narri delle onde,
le curvature del tempo e
la vita ci corrono innanzi,
piccole striature di passato
di viaggi e soli e
gioia di vivere
nella dolce ricerca
di lontananze invisibili.

(inedita)


venerdì 7 dicembre 2018

Luigi Picchi


PLINIUS MINOR


V, 5

Improvvisamente è morto
l’amico Caio Fannio.

Lascia interrotta una storia
del principato di Nerone
(un resoconto dei suoi delitti):

Il crudele imperatore gli è apparso
in sogno a minacciarlo di non andare
oltre.

Affrettiamoci dunque a ultimare
i nostri scritti: che la morte
non ci colga in corso d’opera.

V, 6

La villa è delle migliori,
ma il segreto del posto è la vista:
la piana cinta dall’anfiteatro
dei monti con boschi vetusti
e il gioco dei platani rivestiti
d’edera da un albero all’altro,
il regno delle ombre, dove
tutta sola splende una rosa
toccata da un raggio di sole.

da Antiqua lux, Moretti & Vitali, 2018

mercoledì 5 dicembre 2018

Emanuele Franceschetti


VORREI DIRTI L’IMBARAZZO

Vorrei dirti l’imbarazzo di una povertà
che non immaginavo.
Vincere l’omertà del nascondimento,
dimenticare il copione di sempre.
Non resta che aspettare il dormiveglia,
per ritornare agli odori perduti. Da lì
rieccoci al crepuscolo: c’era tempo, ancora,
per fingere il deserto inconsistente
dell’estate, godere a tutti i costi
senza sapere. Non credere alla morte
che in un’ora occasionale. Ora invece i morti li contiamo,
immaginiamo gli anni al loro doppio:
è muta la parola del cemento,
ogni creatura chiede un’attenzione nuova.
Ci rimane sulla pelle appena l’infinita
grazia di cercare.

da Terre aperte, italic, 2015

lunedì 3 dicembre 2018

Patrick Angiulli


FATTI DI CRONACA

Terzo fatto

sessanta colpi alla testa
forse con
il cric

l’assassino re-
spinto è stato preso
dall’ira

l’uomo
(non più di un’ombra
che un testimone ha
visto in auto con
mary)
           l’uomo non
era solo?

dopo l’omicidio
ha chiesto aiuto a
qualcuno per bruciare
la
macchina?

il testimone
                      aveva
la testa appoggiata
al finestrino l’espressione
preoccupata non mi ha
visto ho capito subito
io che qualcosa non
andava
              ha raccontato

alla polizia
restano pochi
dubbi la
vittima conosceva
l’assassino

un amante? sembrerebbe
di
no

l’omicidio è avvenuto
dove è stato
ritrovato il cadavere

è mezzanotte la
chevrolet si ferma ma-
ry scende e si al-
lontana di pochi
metri ha forse pau-
ra? forse vuole scap-
pare? l’assassino a-
gisce d’istinto af-
ferra la prima cosa
a portata di ma-
no il cric? sferra
il primo colpo
colpisce in fron-
te
    poi con
l’auto
           i segni
sui vestiti coin-
cidono con i
pneumatici
                    pas-
sa e ripassa so-
pra il corpo

a questo punto l’assassino riacquista
la calma

troppe tracce nella
chevrolet
                  decide
di bruciarla
                   perché proprio
nel bronx in una via dove poteva
essere visto?
                       non si accorge
che resta una cate-
nina sotto un tappetino
                                           un regalo
per conquistare la donna?
                                              forse ci
sono impronte
...

                            sta-
mattina i
funerali


Traduzione di FD

Da News items. Found poems, Brook&son, 1995

venerdì 30 novembre 2018

Francis Beaumont e John Fletcher

PORTA VIA, PORTA VIA QUELLE LABBRA

Porta via, porta via quelle labbra
così dolcemente spergiure,
e quegli occhi, luci d’aurora
che ingannano anche il mattino;
ma rendimi, rendimi i baci,
suggelli d’amore sigillati invano.

Cela, oh cela quei colli di neve,
che sono i tuoi seni ghiacciati,
sulla cima dei quali le rose fiorite
sono di quelle che indossa aprile;
prima libera il mio povero cuore
da te stretto in catene di ghiaccio. 

Traduzione di FD

da Bloody Brother, atto V, scena 2

mercoledì 28 novembre 2018

Roberto Coppini


NON CONTA DIRE

Non conta dire
che un albero è bello, importa
sapere che perde le foglie
e come rinsalda la propria forma
appena fuori dalla terra, che ha tronco,
legno, corteccia — per non parlare
delle altre accezioni: albero maestro,
di trasmissione, genealogico, del bene
e del male, della vita, della croce. Come inspira
espira ossigeno anidride
carbonica, si inumidisce, evapora,
accresce anelli
in corrispondenza di anni e come
si ripete sotterraneo –  sistema radicale
solitamente sviluppato come quello aereo.
Che è misurabile come il volume
di un solido, la pressione sanguigna,
la rotazione dei pianeti – incommensurabile
anche.

da Una remota notizia. Poesie edite e inedite, sedizioni 2017



Il libro di Roberto Coppini, a cura di Fausta Garavini e Francesco Rognoni, si presenta oggi presso l’Accademia La Colombaria, in via Sant’Egidio 23, a Firenze, alle ore 17.30. Con me in veste di moderatore, della poesia di Coppini parleranno Laura Barile e Giancarlo Pontiggia







lunedì 26 novembre 2018

Patrick Angiulli


FATTI DI CRONACA

Primo fatto

due vedovi
destinati a tenersi
compagnia

il matrimonio tra leonard settanta
due anni ex ispettore (che aveva
seppellito già due mogli) e rita
sessantaquattro (anche lei vedova) è finito
in un bagno di sangue

l’ha uccisa e ha nascosto il cadavere dopo
averlo fatto a pezzi?

qualche macchia di sangue i vestiti
la macchina e gli stivali lavati
di fresco lo accusano
                                 
                                      testimonianze

ho visto ardere il camino
tutta la notte
                        racconta un vicino
gettando un sospetto
su come l’assassino
può essersi disfatto delle prove

la prima moglie fu stroncata
da un ictus la seconda
si tolse la vita lanciandosi dal
balcone
                
                nessun testimone
sospetti veleni mugugni fin dal
fidanzamento tardivo

                                       si sentiva
sola
        spiegano al centro
anziani del paese
                               così
s’era preso quel tipo
da allora non si è più
vista alle gite

                         leo
si è presentato impeccabile
come sempre a denunciarne
la scomparsa venerdì 29
mattina

in casa all’apparenza tutto
in ordine ma poi
salta fuori un maglione con una
macchia sospetta

                                la gente
del paese ha sentenziato
                                            impiccatelo
lasciatelo a noi
                            gli facciamo
dire a botte dove ha messo il
cadavere dove ha nascosto la
povera rita

                     sangue
di donna sugli attrezzi del-
l’assassino minuscole trac-
ce di sangue sulla lama di u-
na sega e di una roncola che
forse han-
no fatto a pezzi
il cadavere gocce
quasi invisibili si sono tras-
formate in un indizio
pesante
               ma il corpo
di rita non si trova
ancora


 Traduzione di FD


Da News items. Found poems, Brook&son, 1995