mercoledì 8 novembre 2017

Kenneth Patchen

COSÌ COM’ERA TUTTA SOLA NEL CHIARORE LUNARE, ritta tra la roccia e il cielo, che sembrava quasi non toccare la terra, i riccioli neri e gli indumenti sciolti agitati dal vento, appariva come uno spirito gigantesco dei tempi più antichi che si preparasse ad ascendere nella poderosa nuvole che sola pendeva da questo povero cielo

così quando mi giacque accanto
la città del sonno la circondò
e fanciulli meravigliati premettero contro le alte finestre
della stanza dove eravamo stati

così quando mi giacque accanto
una voce, ricordo di una antica abitudine:
                “Di che cosa parlano?
                di pianeti e di tortore?
                del boscaiolo e dell’ape?”
ma eravamo troppo orgogliosi per rispondere, troppo
                                stanchi per curarci di disegni
                “di tende e libri e spade e uccelli”

così il cerchio si chiude su se stesso
e tutti gli angeli vagabondi ci spingono dentro

finché io riesco a raggiungerla in quella morbida città
                dove le campane
spaccano le mele sulle loro lingue
e spingono il sonno in basso come l’ombra d’un pesce.

Traduzione di Franco De Poli

Da Lo stato della nazione, Guanda, 1967


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