mercoledì 31 maggio 2017

Wan Tsi

INDIFFERENTE

Con il mio flauto d’ebano, ho suonato per te
l’aria più appassionata che conoscevo;
ma tu guardavi le peonie senza ascoltarmi.

Ti ho dato una poesia per celebrare la tua bellezza;
ma tu l’hai stracciata e ne hai gettato i pezzi nel lago
perché non aveva ninfee, mi hai detto.

Ho pensato di darti un meraviglioso zaffiro,
chiaro e freddo come una notte d’inverno;
ma l’ho conservato perché mi ricorda il tuo cuore.

Traduzione di F.D.

da Poesie Orientali tradotte da Emilio Prados, a cura di Francisco Chica, Publicaciones de la Antigua Imprenta Sur, Málaga, 2005



lunedì 29 maggio 2017

Daniela Attanasio

IN QUEL NIENTE DEL GIORNO

Era una mattina estiva, nel giardino di Largo Cairoli circolava
un silenzio innaturale come se i riflessi del sole
avessero prosciugato ogni rumore.
All’improvviso l’acqua della fontana ha cominciato a parlare.
Nella sua lingua trasparente diceva cose come: non rinunciare
scrivi, non permettere che il tempo ti uccida.
Ma in quel momento avaro di luce
non sentivo niente di quello che passava nelle strade
né il vento che mi colpiva i capelli scivolando
sulle foglie dei platani.
Il mio corpo era prosciugato
la sua grammatica si era sgranata in una coroncina di sillabe.

da Vicino e visibile, nino aragno editore, 2017


venerdì 26 maggio 2017

Riccardo Duranti

SESTINA

                                               per AMCS

Quando il peso delle nuvole
schiaccia le montagne,
se vuole, anche il vento
può colmare vaste distanze
divorando avido i vuoti
decretati dal duro esilio.

E se il soggiorno nell’esilio,
con la testa tra le nuvole,
giorni e notti feroci e vuoti,
pesa come cento montagne
basta rosicchiare le distanze
tenendo sempre vivo il vento.

Curiosa cura quella del vento
per lenire le pene dell’esilio:
sembrano più lunghe le distanze,
più minacciose le nuvole,
insuperabili le montagne,
vertiginosi e aspri i vuoti.

Di lacrime ormai da tempo vuoti
gli occhi, stimolati dal vento,
piangono e sciolgono le montagne
che segnano i confini dell’esilio
attraversandole come nuvole
e confondendo perfino le distanze.

La nebbia annulla le distanze
e collassa su se stessi i vuoti;
raggiunge leggera le nuvole
e chiama dietro di sé il vento.
Si sgretola pian piano l’esilio
riducendo in colli le montagne.

Ora che non ci sono più montagne
l’occhi valuta meglio le distanze;
resta solo il ricordo dell’esilio
a scoraggiare ulteriori vuoti.
Costante soffia solo il vento
che lieto scherza fra le nuvole.

Le nuvole che somigliano a montagne
si perdono nell’esilio delle distanze
e tutti i vuoti li riempie ormai il vento.

da L’affettuosa fantasia, Aracne editrice Roma, 1998



mercoledì 24 maggio 2017

Corrado Govoni

GOVONILAMPO


succhiando avido il duplice veleno
della tua bocca
aggrappato agli scogli del tuo seno
fammi morire naufrago del sole!

da Govonilampi, a cura di Pietro Cimatti, Edizioni della cometa, 1981


lunedì 22 maggio 2017

Juan Ruiz

ALBA

Lasciami entrare oh accoglimi
in te mia terra come semina dentro
il solco nessun ripensamento
sia tra noi nessun indugio
finché a vegliare sarà amore
nel precipite buio dove stelle
i nostri corpi brilleranno
finché l’alba sorgerà per
dividerci e finestre
la gente aprirà per
calunniarci.

(inedita)


venerdì 19 maggio 2017

Primo Levi


NACHTWACHE

“A che punto è la notte, sentinella?”

“Ho sentito il gufo ripetere
La sua concava nota presaga,
Stridere il pipistrello alla sua caccia,
La biscia d’acqua frusciare
Sotto le foglie fradice dello stagno.
Ho sentito voci vinose,
Impedite, iraconde, sonnolente
Dalla bettola presso la cappella.
Ho sentito bisbigli di amanti,
Risa e rantoli di voglie assolte;
Adolescenti mormorare in sogno,
Altri volgersi insonni per desiderio.
Ho visto lampi muti di calore,
Ho visto lo spavento di ogni sera
Della ragazza che ha smarrito il senno
E non distingue il letto dalla bara.
Ho sentito l’ansito rauco
Di un vecchio solo che contesta la morte,
Lacerarsi una partoriente,
Il pianto di un bambino appena nato.
Stenditi e prendi sonno, cittadino,
È tutto in ordine; questa notte è al suo mezzo.

10 agosto 1983
  

da Ad ora incerta, Garzanti, 1984

mercoledì 17 maggio 2017

Alberto Manzoli

AUSTRALOPITHECUS SAPIENS SAPIENS

Mi muovo qui, in assenza di tempo,
scostando i rami per cogliere i frutti,
e uova e nidi e poi di tanto in tanto
scimmie minori, quando ci riusciamo,
da spartire con le femmine a terra.
Non prendo mai più di quanto mi serve.
Ogni tanto, poi, mi fermo su un ramo,
e il mio sguardo sereno si distende
sopra l’immensa cupola smeraldo
fresca e pulita di recente pioggia,
e al richiamo gioioso degli uccelli,
a questo soffio gentile di dentro,
io mi domando se esiste davvero,
se ciò che alcuni chiamano la morte
non abbia regno che sull’apparenza,
e non sia solo un mutare di forme,
dal minerale al vegetale e oltre
poi, tutto daccapo, e tutto di nuovo,
col cuore in gola, affannato e felice,
questo scendere e salire dal ramo
che non si spezza e che non avvizzisce,
la mammella sempre verde di latte
che non distingue tra figli e figliastri.

Ignoro tutto, a parte la foresta.
Così mi pare di sapere tutto
quello che esiste da sapere al mondo,
soltanto gli alberi, i ruscelli, i sassi,
tutta la vita che ci nuota dentro,
che vola, striscia o canta nel mattino,
e che non chiede null’altro che vita.
Questo io so che è la cosa giusta.
Se esiste un altro mondo, è sbagliato.


(inedita)

lunedì 15 maggio 2017

Simon Marsh

RITORNO

torno al mare a mio rischio & alla fine
decido di lasciare la spiaggia in pace
dopo tutto hai riempito la stanza di ciottoli
li ho numerati secondo la levigatezza & appiccicato
su minuscole schegge di onda rocciosa qua & là
magari per uso futuro come quella volta che il cielo muto
ci lanciò addosso lance indaco finché calò il guscio della notte
& la coda dello Scorpione andò in corto sull’orizzonte fisso
che a quanto vedo è notevolmente piatto anche se
micro crepe della superficie rivelano tacche di magnesio
scambiate per spigole celesti di passaggio:
è un riflesso sull’acqua d’una macchia d’inchiostro cosmica
sostiene Chipset: un sentimento come un fluido
può attraversare oceani grazie alla luce


Traduzione di Riccardo Duranti


da Stanze, Coazinzola Press, 2016

venerdì 12 maggio 2017

Carlo Alberto Parmeggiani


PSEUDO SIMONIDE

Bruna rondinella messaggera
pòsati sui fianchi della bella
che ancora mi fa torto e non mi cura
e mentre all’alba dolce si risveglia
induci i passeri cantori
a sciogliere il gelo dal suo cuore.


da Ventotto frammenti (di anonimi lirici greci), inediti

mercoledì 10 maggio 2017

Arturo Onofri

SIMILI A MELODIE RAPPRESE IN MONDO

Simili a melodie rapprese in mondo,
quand’erano sull’orlo di sfatarsi
nei superni silenzi, ardono pace
nel mezzogiorno torrido le ondate
ferme dei pini, sul brillìo turchino
del mare che smiràcola d’argento.
E ancora dalle masse di smeraldo
divampa un concepirsi incandescenze;
ma un pensiero di su le incenerisce
in quella pausa d’essere ch’è il cielo:
azzurreggiar di tenebra, che intìma
(dal massiccio dell’alpe all’orizzonte)
ai duri tronchi èrgersi alati incensi
a un dio sonoro, addormentato, in forma
d’un paese celeste sulla terra.


lunedì 8 maggio 2017

Riccardo Duranti

GUARDA IL POETA

Guarda il poeta
come se ne sta trafitto
dal vipereo sillogismo che l’inchioda
tra la paralisi e la frenesia:
sente di esistere
solo in quanto desiderato;
e se non lo è
dunque non vive,
quindi non scrive.
Allora forse c’è
ma non esiste;
non amato, non s’ama
ma
non per questo cessa di amare
e di reclamare amore.

Da qui la pena, il deserto
la contraddizione
che lo sbrana
e lo fa rintanare.
Ma dietro la maschera
che rivela
più di quanto nasconda
ecco spunta una voce
che cerca di dipanare una via d’uscita
di nascere
a scatti
spezzando il guscio del silenzio…

da L’affettuosa fantasia, Aracne editrice Roma, 1998


venerdì 5 maggio 2017

Raffaela Fazio

RUT


1 – Nell’aia

Il calore
dei campi e del vino
nei corpi
distesi – silenziose
sementi.

Ogni uomo
ha un peso di stelle
dentro il sonno
un destino.

Ma tu sei leggera
e profumi
muovendo i capelli.
Chiedi
pace
al respiro. Scegli il posto
che la notte
non nega.

Nessuna carezza:
solo scopri i suoi piedi

e aspetti
la brezza
dall’alluce al cuore
il risveglio.
Lui saprà
che ti spetta la parte
migliore.

Per amore la terra
è fatta di tempo
e la storia
di vento, ruah.



2 – Ti ho trovato

Stendi su di me
la tua ala
questa notte
perché la terra sotto ai corpi
s’impasti di cielo.
Ogni fatica
è pronta e dolce:
annuncia
il suo riscatto.

Che prima del chiarore
il dono
passi
dall’ala al grembo:
“Apri il manto
tienilo con forza”.
In sei misure
l’orzo
ha la leggerezza
di un chicco
dalle tue dita alla mia bocca

e per sola grandezza
il mistero
il futuro.


3 – Di campi e di attesa

Fu luce
la schiena
dell’angelo curvo
sulla tua vita e la mia
lontane
scordate dal tempo
ferite, cadute
da un diverso mannello.

Fu una stella
lo sguardo che ci scorse
– calma
la mano
che ci spigolò
e ci tenne per sempre
nel palmo.


(inedita)

mercoledì 3 maggio 2017

Corrado Govoni

GOVONILAMPI

*

o dolci foglie, come verde neve,
farfalle incatenate

*
e senti il vento pettirosseggiare
lungo le siepi spoglie

*

gli uccelli angeli ladri
quando non c’è più niente da rubare
e prima che le nevi
gli prendano le impronte digitali
lasciano gli alberi
e attraversano il mare

*

alla scuola del vento e degli uccelli
anche le foglie imparano a cantare

*

fanno un bagno di polvere i bambini
nel mezzo della strada come i passeri

*

anche la croce ha la sua fresca ombra

*

le sensibili morule
prima d’esser capezzoli sui seni

furono dolci fragole di bosco


da Govonilampi, a cura di Pietro Cimatti, Edizioni della cometa, 1981

lunedì 1 maggio 2017

IL MADRIGALE

5 – Giovanni Guidiccioni

Veramente in amore
si prova ogni dolore;
ma tutti gli altri avanza
goder solo una volta e perder poi
tutti i diletti suoi
e viver sempre mai fuor di speranza.