lunedì 30 maggio 2016

Gerard Manley Hopkins

MI SVEGLIO E SENTO

Mi sveglio e sento l’ammanto del buio, non il giorno.
Che ore, oh che ore oscure trascorremmo stanotte!
Che vedute, tu, cuore, vedesti; che vie percorresti!
E ancora dovrai, nell’indugio più lungo della luce.

Io ne parlo con prove. Ma dove dico ore
intendo anni, intendo vita. E i miei lamenti sono grida
sterminate, grida uguali a lettere perse spedite
a lui, il più caro, che vive ahimè! lontano.

Io sono bile, sono bruciore. Il decreto più segreto di Dio
volle farmi assaporare l’amaro e quel sapore ero io;
ossa eressero in me, carne s’incarnò, sangue colmò la sventura.

Il lievito stesso dello spirito guasta l’inerte impasto.
Per i dannati è così; e il loro flagello è, come io sono
il mio, essere i sudanti se stessi; ma al peggio.

Traduzione di Francesco Dalessandro

da I sonetti terribili, Il Labirinto, 2003

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