venerdì 27 novembre 2015

Eloy Sánchez Rosillo

Mi dicevo: «Se la Poesia sceglie il poeta al quale concedersi come una giovane donna piena di desideri, desiderosa d’innamorarsi, sceglie colui che le piace fra i suoi coetanei, io, con l’età che avanza, i capelli bianchi, il mal di schiena, la pinguedine del ventre, la gravità del dire e dei movimenti, devo aver perso ogni attrattiva; quindi è giusto che la Poesia volga lo sguardo altrove».


ANCORA LA POESIA      

Era da tempo ormai che la mia mano
non scriveva più versi e mi dicevo
spesso:
               “Può darsi che non torni più 
a scriverne; magari la poesia
non vuole appartenerti o accompagnarti, 
né portarti la luce che rendeva 
bella la vita; a volte è immeritato
ardere in questo fuoco, pronunciare 
le parole che offrono gli dèi 
come un dono agli eletti perché degni
di celebrare le cose del mondo 
e averne sulle labbra il sentimento”. 
                         Spesso questo pensiero
m’accompagnava nell’inquieto andare 
solo come un proscritto nella notte
che non sopporta più 
il peso della colpa né il dolore 
d’esser stato scagliato nell’ombra
da una mano forte e giustiziera.
E guardando quegli alberi che crescono
in una vecchia piazza della città in cui vivo,
il volo di un uccello ed i fulgori
misteriosi di un corpo che s’abbandona sento 
che la parola non ha più il potere
di riversare sulla carta bianca
la grazia ed il tremore della vita.

Pure infine stasera, d’improvviso,
mentre il sole già stanco se ne andava
e non immaginavo d’esser chiamato ancora,
ho ascoltato una voce che diceva:

“Prendi la penna, scrivi”.

Traduzione di Francesco Dalessandro

Da Las cosas como fueron. Poesía completa, 1974-2003, Tusquets, 2004

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