mercoledì 24 giugno 2015

Gino Scartaghiande

IL NOME

II

Dopo aver rosicchiato tutti i vetri di
finestre. Dopo che tutto il nero era entrato.
La lotta era un dispiegarsi d’energia all’interno
del nero. Ma ora anche il nero se ne va. Resta nulla.
Ogni cosa che potrà venire in seguito la si dovrà
prima creare.

Ma innumerevoli gerani fioriti fioriti fioriti fioriti fioriti SÌ!

verrà verrà verrà il fiore atteso verrà

Qui procedendo in movimento di antico sonno
gli atomi sparsi s’incontrano, ricompongono
e scompongono stati energetici.
Noi qui perdiamo la cognizione del vuoto e del nulla.
Noi disconosciamo la materia e l’energia. Noi non  pensiamo;
noi non pensiamo né l’azione, né la stasi. Non abbiamo pietre
di paragone. Noi non misuriamo. A noi in assoluto non importa.
Qui non si fa questione di nero o di bianco. Ogni relatività
non è più posta. Noi ci poniamo qui come altro.
L’atomo, l’elettrone e il quanto d’energia sono
rigettati. Accettiamo solo le risultanze dell’assurdo,
ma respingiamo l’assurdo come ipostatizzazione.
Respingiamo i procedimenti.

Qui la parola
il nome si fa
trovare solo
per dire
cose che non
siano quella
parola quel
nome

Qui così. Voi incastrate cieli. Voi rattoppate
cieli cucendoli coi voli delle rondini. E i
tetti delle case s’allungano su case microscopiche.
Voi guidate automobili con cristalli insanguinati.
Voi andate impossibilitati ad andare. Voi sollevate
veli dalle città di polvere. Voi andate via dalle finestre.
Voi cantate albeggiando sui ruderi del futuro. Ogni uomo
ha i propri due occhi su di un pianeta che non è la terra.
Noi sentiamo la sera. Noi sentiamo le città bruciare.
Noi innaffiamo muri. Noi andiamo nel cielo che è un
cimitero non dimenticato. Noi e Voi ricomponiamo.
Noi e Voi percorriamo
gradini orizzontali. Noi e Voi conserviamo il NOME
e la sua dissonanza e la sua pace.


Da Oggetto e circostanza (Poesie 1974-1999) (antologia inedita)

1 commento:

  1. Un saluto e un abbraccio all'amico Gino.
    L'ultima strofa è portentosa!

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