lunedì 27 ottobre 2014

Francesco Dalessandro

MICROELEGIE


I

«Eccola, la tua bella, è pronta per 
la festa.
Due lampi gli occhi perché vi rifulge
amore 
e luminoso il volto. Neanche un dio
potrà incontrarla senza
voltarsi.

Qualunque cosa faccia con che grazia
la fa!
Libera i bei capelli e con le trecce
sciolte è bella. Li lega
e ricompone, è doppiamente bella. 
Veste di rosso e infiamma 
il cuore; ma se candide 
semplicissime vesti indossa tutta
ne arde.
Qualunque cosa indossi è la sua grazia
a far bella la veste ed ogni cosa
su lei è bella e tutto
le si confà».


II

Finalmente l’amore!
Lo dico a tutti senza
pudore. Perché avrei
più vergogna a nasconderlo.
Se stiamo insieme parlo
a voce alta: che tutti
sappiano quanto l’amo. 
La colpa è troppo dolce: 
fare finta di niente
e fingermi virtuosa 
come posso? Si dica 
che ci amiamo e che l’uno 
dell’altra siamo degni.


III                                                                  

1.

Miele segreto è amore
se mi guardi o ti penso.
Quando mi baci e abbracci
è fuoco che divampa e brucia.

2.

«L’uno all’altra in eterno.
Legaci l’uno all’altra 
e i lacci siano i baci
scambiati, il desiderio».

Io ti prego così davanti a tutti.
Lui in cuor suo: ha paura
che lo prendano in giro ma è sincero.
Se ti prega in privato cosa cambia?

3.

Nessun altro potrei
amare dopo te.
Anche tu nessun’altra
potresti amare, giuri.

A chi ti dice «è insania
l’amore» tu rispondi
«a un così dolce male
non c’è rimedio  

né io 
vorrei guarirne 
finché anche lei per me 
sta male».


IV                                                                   

Non è qui.
La passione per la caccia
me lo tiene lontano.
Non è stupido è folle
al brivido dell’unghia sulla schiena
preferire le spine
dei rovi che gli graffiano
le gambe!

Però le reti
porterei cercherei
tracce del cervo liberando il cane                         
io stessa se potessi
stargli accanto.

Luce mia, se davanti
alle reti abbracciata
con te potessi amarti e abbandonarmi
alla passione allora
allora, luce mia, sì che amerei
la caccia.


V

Che vuoto compleanno
senza vederti! La campagna è triste
come me. Roma annoia. Dove sei?


VI
                                                                    
«Non atteso il tuo nuovo compleanno 
è giunto. Un anno in più. Cos’è cambiato?

Con non indegni amici
festeggialo l’anno che finisce
se ti lascia anche un solo 
ricordo d’amore. 
Se no piangilo, sola. Dimenticalo presto».


(Imitazione da Sulpicia, Corpus tibullianum, III, 8, 13, 11, 9, 14, 15)

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