mercoledì 27 marzo 2013

Bruna Giacomi


A ONEGLIA, CHE SI DICE SIA PAZZA


Grigi celesti l’abito, l’occhio,
il luogo. Arenata in un’età
assente, espansa negli anni
inghiottendo impure parole
d’amore mai detto e cibo
mal curato – quasi bevve
le paste, il solito dono –.

Sia solo tuo
il fardello – amore che sbanca,
fa male –, l’affanno:
preda impazzita del piccolo
perfido Eros. A che
la fatica diversa dello studio, se
schivi lo sguardo, se sei già
promesso?

Fa caldo
nel cicalare d’estate, so
anch’io quel caldo pazzo, fermo dai venti
che superate facili
montagne sono fuggiti
al mare, lasciando una pianura
che suda, cresce
intanto il grano.

Gli occhi,
loro che sempre nascono al cuore,
incontri taglienti di desiderio,
lungo la strada larga, nelle
corti, senza lanciarsi parole ma
solo scherzi, nel lavoro
ostinato d’estirpare gramigne
dai campi e dal petto.

Perché non correre, urlare,
perché non dare fuoco alle messi?

(Inedita)

Nessun commento:

Posta un commento