lunedì 8 ottobre 2012

Domenico Vuoto


LETTERA 
                                 
Con comprensibile ritardo vi informo che dalla mia 
morte sono trascorsi due lustri. Cessate di spedirmi
inviti per soirée musicali vernissage depliant di viaggi
o richieste in danaro per un’opera pia – una chiesa              
una scuola l’ospedale in terra africana. 
  
Si accorda ai tempi la vostra memoria, somiglia a una 
burocratica riesumazione, all’opera di un distratto
becchino - è smemorata.
Coglierei l’occasione per  confessarvi che non merita 
un così ostinato ricordo la mia vita: la percuotevano 
l’affanno il disincanto le sterili rivolte gli amori in sudori   
e sentori consumati. 
Non ero dunque già morto prima di morire? 
Perciò rendetemi il silenzio che mi spetta,
definitivo - la facoltà di essere morto per sempre. 

(inedita)

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