venerdì 12 ottobre 2012

Alberto Bellocchio


RITTO SULLA TRIBUNA, TIBERIO ERA IRRESISTIBILE

Ritto sulla tribuna, Tiberio era irresistibile.
“Le bestie feroci – diceva – hanno almeno una tana
un rifugio, mentre il legionario combatte e muore
avendo solo l’aria e la luce; senza casa vanno errando
e senza dimora, con le mogli ed i figli, e nessuno
di questi romani possiede un altare o un luogo di culto
degli antenati; essi combattono e muoiono
per la ricchezza degli altri. Si dice che siano
i padroni del mondo, ma di proprio non possiedono
neppure una zolla”.
                                      Occorreva dunque distribuire
le terre ai cittadini indigenti. Ma gli aristocratici
guidavano le mosse dell’altro tribuno
che oppose il veto alla legge di Gracco.
Tiberio chiese al popolo di revocare il mandato
ad Ottavio; secondo i più, un sacrilegio.
Ordinò ad un liberto di tirar giù
Ottavio dalla tribuna, uno spettacolo
ben miserando. Tiberio per evitare lo sbandamento
convocò il popolo e così parlò: “Il tribuno
è consacrato al popolo, è dunque sacro.
Se dunque, cambiando parere, danneggia il popolo
e gli impedisce di esprimere il voto, allora
la carica è lui che l’ha rinunciata in quanto
la usa in modo diverso da come l’ottenne.
Cacciarono Tarquinio i cittadini per i suoi
delitti, e misero fine alla regalità,
carica che assommava ogni potere ed era sacra.
E perfino le vergini custodi del fuoco
perdono l’inviolabilità se sono empie verso gli dèi.
Non può ritenere dunque un tribuno che indebolisca
la forza del popolo di mantenere il potere
che il popolo stesso gli ha conferito”.

Questo asseriva Tiberio, ma gli amici più accorti
avvertivano crescere attorno minacce e violenza.

Da Sirena operaia, il Saggiatore, 2000

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