venerdì 8 luglio 2011

Luigi Fenga

LETTERA

Se nel ventre scenderai
della città infinita,
procurati la confidenza
di qualcuno di quelli
che chiamano cristiani,
guardalo intenso negli occhi
stupiscilo di gioia.
Mi dicono che è gente
indifferente alla vita,
che le muse disprezza
e a un luminoso marmo
che ci raffiguri per sempre
preferisce la notte
inestinguibile dei sensi.
Gente è ancora, mi dicono,
che come folle attende
un di là in cui guariti
del male di esistere,
in estasi si contempli
la maestà di un iddio
unico, solo. E immenso
lo disegnano, mentre
con gesto ignoto l'aria
divide o scaccia la luce,
minaccia o forse accarezza.
È difficile capire per noi
che non siamo sottili
ma dominiamo il mondo.

da Molti dei, S. Marco dei Giustiniani, Genova, 1983

Nessun commento:

Posta un commento