venerdì 22 aprile 2011

Pier Paolo Pasolini

POESIE MONDANE

                                          21 giugno 1962

Lavoro tutto il giorno come un monaco
e la notte in giro, come un gattaccio
in cerca d’amore... Farò proposta
alla Curia d’esser fatto santo.
Rispondo infatti alla mistificazione
con la mitezza. Guardo con l’occhio
d’un’immagine gli addetti al linciaggio.
Osservo me stesso massacrato col sereno
coraggio d’uno scenziato. Sembro
provare odio, e invece scrivo
dei versi pieni di puntuale amore.
Studio la perfidia come un fenomeno
fatale, quasi non ne fossi oggetto.
Ho pietà per i giovani fascisti,
e ai vecchi, che considero forme
del più orribile male, oppongo
solo la violenza della ragione.
Passivo come un uccello che vede
tutto, volando, e si porta in cuore
nel volo in cielo la coscienza
che non perdona.

Da Poesia in forma di rosa, Garzanti, 1964

3 commenti:

  1. Qualcuno potrebbe spiegarmi questi versi ?

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  2. Caro lettore,
    non so se la tua domanda è provocatoria... Perché a me pare che questi versi di Pasolini siano chiarissimi, lampanti, addirittura trasparenti.

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  3. Gli struggenti versi da “Poesie mondane” nella raccolta “Poesia in forma di rosa” sono inconfondibilmente autobiografici con lievi venature d’ironia. Mite la voce del poeta malgrado i linciaggi a lui rivolti. Si analizza e scopre di non provare odio per i suoi persecutori. Egli scrive per amore e con sguardo visionario si rivela come se quasi non fosse oggetto di sistematico bersaglio. Limpido il verso in cui dice di provare pietà per i giovani fascisti mentre al disordine delle passioni oppone la ragione, “violenza” non violenta. Non perdona ad ogni modo i terribili misfatti compiuti sull’umanità ed è consapevole di portare con sé le stimmate di questo suo modo di sentire: "Passivo come un uccello che vede / tutto, volando, e si porta in cuore / nel volo in cielo la coscienza / che non perdona".

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