mercoledì 13 aprile 2011

IL TUMULTO DELL'ANIMO



Tema antico, trattato da poeti e filosofi lungo il corso del tempo: cambiare luogo può guarire la nostra inquietudine, può placare affanno e irrequietezza? Oppure solo in noi stessi possiamo trovare pace?
Dopo i testi di lunedì (da Lucrezio, Orazio e Giacomo Leopardi), ecco questo di Kavafis, tra i più belli ed emblematici. Senza credere di esaurire il tema (vi invitiamo, nei commenti, a suggerirci altri testi), venerdì toccherà a tre poeti contemporanei.



Constandinos Kavafis
LA CITTÀ

Hai detto: «Per altre terre andrò per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento
dove il mio cuore come un morto sta sepolto
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo intorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina».

Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c’è nave non c’è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l’hai sciupata su tutta la terra.

Traduzione di Margherita Dalmati e Nelo Risi
da Cinquantacinque poesie, Einaudi, 1968

1 commento:

  1. Più un contributo estemporaneo al tema specifico, che altro:

    dalla poesia "Natura morta" di Desmond O'Grady (in "The Dark Edge of Europe", MacGibbon & Kee, Londra, 1967)

    ...
    Is there some relief in departure,
    distraction in movement, postponement in going-- even backwards?
    Or is it all like a stunned
    crying out in confusion:
    "Simpson!
    Was that you I last saw ... "

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